Sedotta e abbandonata: l’epilogo di un colloquio di lavoro deludente

Ho pensato molto prima di scrivere questo post, non sapevo se fosse meglio lasciar correre oppure parlarne. In fin dei conti si tratta di un episodio di due anni fa e un lavoro ora ce l’ho. Alla fine, però, ho deciso di farlo, perché credo che troppo spesso noi giovani veniamo trattati come dei numeri da far quadrare:
calculator58Numero di laureati.
Numero di disoccupati.
Numero di cervelli in fuga.
Un costo.
Un risparmio.
Numeri che dicono tutto e niente senza essere letti più a fondo. Una chiave di lettura sono le esperienze che ciascuno di noi incontra lungo il percorso. Prima tappa: la ricerca del lavoro, che a volte si presenta più difficile del previsto.
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MARZO 2014
All’epoca lavoravo per un’agenzia di comunicazione a Torino, con un contratto a progetto già rinnovato che di lì a pochi mesi si sarebbe concluso. Così, avevo deciso di portarmi avanti e mettermi alla ricerca di nuovi annunci di lavoro. Trovo questa offerta:

“Siamo alla ricerca di persone intraprendenti, motivate e con la voglia di mettersi in gioco nel settore vino, e in particolare nelle seguenti aree: • export managementdigital PRmedia relations business development. Non importa quale sia il tuo background, se ti interessa una di queste aree invia il tuo curriculum e una breve lettera di presentazione, entro il 23 marzo 2014 alle ore 24. Tra i curriculum ricevuti, selezioneremo da un minimo di 6 a un massimo di 10 candidati che parteciperanno alla nostra giornata creativa. Avrai la possibilità di metterti alla prova in un case study aziendale di gruppo, una presentazione e un colloquio individuale“.

L’annuncio sembra serio. Non ho esperienza nel settore del vino, ma decido di provarci. Rimetto mano al curriculum, preparo una lettera di presentazione e invio. Il 23 marzo ricevo la convocazione: sono stata ammessa alla selezione. Questa la mail con il programma (giusto per farvi capire che si trattava di un colloquio decisamente articolato rispetto a quelli tradizionali).

“Gentile Ilenia, ti confermo la convocazione alla nostra giornata di selezione, il prossimo sabato 29 marzo. La giornata seguirà il seguente programma:
9.15 – 9.30 | registrazione
9.30 – 9.45 | presentazione dell’azienda e delle sue attività
10 – 12 | assessment di gruppo e colloqui individuali
12 – 13 | lunch
13 – 15 | assessment di gruppo e colloqui individuali
15 – 16 | presentazione dei lavori di gruppo
Nel caso non potessi più partecipare ti chiederei di comunicarmelo, anche via mail.
Per qualsiasi dubbio o necessità non esitare a contattarmi.
Grazie ancora per l’interesse che hai dimostrato nella nostra attività.
Buona serata”
colloquio di lavoro_illaureatopentito

E in effetti, come mi aspettavo è stato un sabato decisamente impegnativo. Ho affrontato più colloqui di gruppo e individuali con diversi selezionatori. Gli uffici erano molto belli e accoglienti, il clima che si respirava era quella di una PMI innovativa e attenta alle persone. C’era persino un ottimo pranzo. Nulla da ridire. Non so se mi richiameranno ma sono soddisfatta della giornata spesa.

Poi un giorno, mentre ero al lavoro arriva la chiamata: “Ciao Ilenia, ci sei piaciuta, vorremmo averti nel nostro team”. Wow! Mi fissa un appuntamento in azienda, per valutare la loro proposta e le mansioni di cui dovrei occuparmi. Non posso prendermi giorni di ferie. Accettano di fissarmi un appuntamento alle otto di mattina per venirmi incontro. Vado. Il lavoro sembra abbastanza complesso, si tratta di gestire le relazioni con giornalisti europei e gli influencer di settore. Nessuna domanda in inglese per testare la mia conoscenza. Sembrano convinti, mi faranno avere la loro proposta via mail. Ok, anche se dentro di me penso: che bisogno c’è di mandarmi una mail già che sono qui?!?!

il laureato pentito

Quello che segue sono i frame delle conversazioni via mail, gli unici contatti che avrò.

29 APRILE
“Ciao Ilenia, Scusa l’attesa. Dopo una ulteriore valutazione interna, al momento quello che siamo in grado di offrirti è un contratto semestrale di internship a partire dal primo di giugno, previa ovviamente la verifica con l’Università del Piemonte Orientale della loro disponibilità a fare da ente formatore (non essendo ancora trascorso un anno dalla fine del tuo master). La retribuzione mensile è fissata a € 600. Ti ringrazio per il tuo cortese riscontro, a presto!”

Non è esattamente la proposta economica che mi aspettavo, dopo tutto questo tempo e per il lavoro che mi è stato prospettato. Per non parlare del fatto che il luogo di lavoro era abbastanza distante e tra spese di viaggio non mi sarebbe rimasto molto in tasca. Nonostante tutto si trattava di una buona opportunità e mi sono detta: questa è la gavetta. Rispondo che sono disponibile ad accettare l’offerta e che rimango in attesa di sapere se lo stage è attuabile. Passano le settimane, i mesi e non ricevo più nessuna risposta. Intanto arriva il 3 giugno. In genere non lo faccio, ma il mio contratto a progetto era terminato così ho provato a chiedere informazioni.

3 GIUGNO
Ciao, scusa se ti disturbo, ma pensavo che mi avresti fatto avere un riscontro sulla proposta di stage. Non avendo più avuto tue notizie deduco che lo stage non sia attuabile, però mi sarei aspettata comunque una risposta. Nella speranza di un riscontro, porgo cordiali saluti

4 GIUGNO
Ciao Ilenia, perdonami davvero, sono stati giorni impossibili, cosa che comunque non giustifica l’ingiustificabile ritardo. Purtroppo l’internship era ancora attuabile, ma internamente abbiamo riflettuto sulla scarsa professionalità di offrirti tale tipologia di contratto che, a fronte di un corrispettivo non certo incentivante, avrebbe invece comportato un cambiamento logistico importante per te. E non ci è sembrata una proposta seria, ma purtroppo è l’unica che allo stato attuale delle cose avremmo potuto farti. Ti avrei comunicato la nostra decisione in questi giorni, mi dispiace molto che tu abbia dovuto anticiparmi con una mail. Ti porgo ancora le mie più sentite scuse. Buon lavoro

I miei pensieri si sono fermati a quel PURTROPPO, detto da  chi mi ha CONTATTATA PER UN LAVORO, da chi SI OCCUPA DI COMUNICAZIONE e che quindi dovrebbe sapere dosare le parole. Mi sono sentita come una seccatura di troppo, in una giornata lavorativa. Liquidata con una mail senza possibilità di spiegare che in quel momento sarei stata disposta a fare un sacrificio per sei mesi perché rappresentava una possibilità di imparare. Sono rimasta così male che non ho avuto la forza di rispondere. Oggi ho imparato la lezione.

MORALE DELLA STORIA
Mai dire “sono stata presa” senza aver prima firmato un contratto.
Una mail dice più di mille parole di presentazione e di un ricco buffet.
I colloqui possono essere una reciproca perdita di tempo.

 

Anche voi avete avuto esperienze di colloqui deludenti? Raccontatemi la vostra storia nei commenti o via mail a info@laureatopentito.com

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6 pensieri su “Sedotta e abbandonata: l’epilogo di un colloquio di lavoro deludente

  1. Oddio… sedotti e abbandonati. I colloqui di gruppo sono una delle esperienze più penose che ho fatto… giornate all’insegna della più bieca attività di linciaggio (a cui, ci mancherebbe, non ho fatto mancare il mio apporto… se devi giocare, giochi). Almeno finite queste farse, in cui si vedeva ad occhio che avrebbero preso il più disperato di tutti, c’era il fine della tragedia. Basta con i giochi, le email farlocche, il nulla in bottiglia. Stretta di mano e… una parola che assomiglia a “muroduro” ma non lo è.
    Io rimango quasi peggio quando scrivo mail su mail per mandare le candidature e neanche mi rispondono. Capisco che faccio parte di un gruppo linguistico svantaggiato (quello italiano – non dico oltre…), ma direi che è brutto comunque.
    Una esperienza è simile alla tua: contattato, colloquio brillante (nonostante avessi un’influenza da chilo e fossi andato pur di non sembrare quello che, per una malattia, si tira indietro), spiegato i miei punti di vista in maniera chiara e professionale… al che dicono “ti ricontattiamo noi”.
    Sto aspettando… da 7 mesi… secondo te posso mettermi l’animo in pace?! Ehehe

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  2. A me era successa una cosa simile per una multinazionale della cosmetica, dopo un buon colloquio telefonico mi dicono che hanno una posizione aperta nel marketing, a tempo determinato. Quando poi sono andata lì per il colloquio presenziale mi hanno spremuta come un limone fra domande attitudinali, prove sul campo, etc. per poi dirmi che quello che mi offrivano era uno stage. E io stavo giusto uscendo dal mio periodo di gavetta mal pagato. Gli ho detto di no, che i patti non erano quelli e quindi ciao. Poche settimane dopo mi hanno assunto da un’altra parte, con un contratto vero. Questo per dire che va bene la gavetta, giusto farla. Ma anche le aziende devono avere più rispetto. Hai fatto bene a chiedere chiarimenti, farti aspettare due mesi per poi scusarsi con quella mail è veramente ingiustificabile a mio parere.

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    • Ciao Giulia, sono assolutamente d’accordo con te. Diciamo che in quel momento, considerata anche la difficoltà di trovare lavoro durante l’estate, avrei accettato anche quel tipo di proposta pur di non stare a casa e fare esperienza. Non avendo fatto un percorso lineare, la vedevo comunque come un’opportunità per acquisire nuove competenze. Ora che ho anch’io un contratto vero mi rendo conto che ci sono offerte che vale la pena rifiutare.

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      • Anche io ho fatto spesso il tuo ragionamento, ed è facile pensarlo all’inizio, quando il bianco candido del cv fa paura e c’è l’ansia di riempirlo. Non dico nemmeno di essere “choosy” e rifiutare offerte meno vantaggiose perché ci si sente al di sopra di tutto quello che non superi certi standard; ma secondo me è importante che anche nel mondo del lavoro si impari il prima possibile a dire no se qualcosa non ci va bene o lede la nostra dignità lavorativa.

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