Conosco diverse persone con la passione per la fotografia che vorrebbero fare del loro hobby una vera professione. La maggior parte di loro mi ripete con aria un po’ insofferente che per iniziare, la gavetta inizia da lì: dai MATRIMONI. Vuoi il mio rapporto complicato con i matrimoni, vuoi questa idea (forse un po’ provinciale) che il matrimonio sia una tappa quasi obbligata della gavetta di un fotografo, ho trascurato il fatto che ci sia qualcuno che lo fa davvero con passione. Mi sono dovuta ricredere (dopo una piccola gaffe) guardando le foto di Margherita Calati, scatti ricchi di personalità lontani dalla monotona plasticità delle foto tradizionali a cui sono stata abituata. I suoi lavori spaziano dai matrimoni, alla moda, al personal branding, allo still life. Tra uno set e l’altro, potete vederla all’opera da sola o insieme ad Alice Pascarella con cui ha dato vita alle Officine Biancospino, una splendida mansarda creativa sotto il cielo di Torino. Ho scelto di raccontarvi la storia di Margherita non solo perché dopo aver accantonato la laurea in architettura ha deciso di intraprendere un nuovo percorso professionale, ma perché il suo percorso rappresenta l’esempio di come si possa interpretare una professione in chiave innovativa con creatività e passione.
IDENTIKIT:
ANNO DI NASCITA: 1986
DIPLOMA: 2005
LAUREA: 2011
PROFESSIONE: Fotografa
SITO: http://margheritacalatiphotography.com
Dalla laurea in architettura a fotografa. Ci racconti in breve il tuo percorso?
È molto semplice! Mentre studiavo all’università mi sono resa conto che la professione dell’architetto non mi attirava per niente, che alla progettazione preferivo l’impaginazione e la grafica. Parallelamente agli studi ho frequentato per qualche mese un corso base di fotografia, ero curiosa più che altro e volevo approfondire quella che da qualche tempo (molto poco, a dire il vero) era diventata una passione sempre più presente nella mia vita. Quindi, terminati gli studi ho deciso di provare a concentrarmi su questa nuova passione, anche perché le prospettive lavorative offerte dalla mia laurea (seppur con il massimo dei voti) erano del tutto inesistenti. Quando poi ho dovuto scegliere se affrontare o meno l’esame di stato per diventare architetto ho capito che non volevo proprio farlo, ho usato la fotografia un po’ per scappare da questa prova e lì per lì ho fatto un vero salto nel vuoto. Ho capito che rinunciando ad affrontare l’esame stavo dicendo definitivamente addio al mondo che avevo pensato potesse essere il mio!
Quando e come hai iniziato a proporti come fotografa?
Appena subito dopo essermi laureata ho iniziato fotografando un po’ per passatempo le mie amiche e le amiche delle amiche. Ma nel giro di davvero pochi giorni/settimane ho provato subito a propormi per book fotografici in maniera più seria e continuativa. È stato l’inizio ed è stato rapidissimo, nel giro di un paio di mesi fotografavo quasi ogni giorno persone nuove.
Come si diventa fotografi? Qual è stata la tua prima macchina fotografica?
Non sono certo una di quelle persone che afferma “la fotografia è sempre stato il mio motivo di vita, la mia passione più grande”. No, anzi, non mi sono mai interessata a questo mondo, nonostante in casa avessi un papà con forte passione e conoscenza dell’ambito. È iniziato tutto tardi, durante gli ultimi anni di università appunto, quando ho seguito un corso base e in seguito un corso avanzato di illuminazione da studio. La mia prima macchina è stata una Nikon d90, mi ha accompagnata per tanto tempo ed è stato un ottimo punto di partenza.
Quando hai capito che la tua passione poteva diventare un lavoro? Dopo quanto tempo hai aperto partita IVA?
All’inizio è stato tutto un po’ difficile da capire, facevo molti servizi fotografici a ragazze e aspiranti modelle ma mi rendevo conto che non avrei potuto vivere solo di quello. Ho fatto in modo di non precludermi niente, rendendomi disponibile a qualunque tipo di lavoro, dallo still life al reportage. Nel giro di pochi mesi ho fatto la scelta definitiva, quella da cui “non si torna indietro” (almeno io la vedevo così!) e ho aperto partita IVA. Subito è stato un disastro, era autunno e non potevo lavorare moltissimo in quanto senza uno studio e con la brutta stagione la richiesta di servizi (che facevo più che altro all’aperto) diminuiva. I primi mesi da soggetto con partita IVA sono stati un’angoscia unica! Poi però mi sono risollevata, con il passare del tempo ho arricchito la mia offerta, ho imparato cose nuove (tutte con la pratica) e capito anche cosa mi piace di più fare e cosa no.
Quando e come nascono le Officine Biancospino?
Io e Alice ci siamo conosciute all’inizio dei nostri percorsi. Era febbraio 2012, entrambe avevamo aperto da qualche mese partita IVA ed entrambe avevamo voglia di lavorare tanto, sperimentare e farci conoscere. Abbiamo iniziato a collaborare a progetti personali, io con le foto e lei con le sue grafiche e i suoi allestimenti. Nel giro di poco sono arrivati i primi progetti importanti e i primi matrimoni insieme. Dopo un paio d’anni abbiamo capito che entrambe avevamo necessità di trovare un nostro spazio (eh sì, lavoravamo da casa) e cercarlo insieme per farlo diventare un tutt’uno ci è sembrato ovvio! Le Officine Biancospino nascono così, a settembre 2014: da un’esigenza pratica ma soprattutto da un’idea di crescere insieme. Nella nostra mansarda creativa ognuna di noi ha il suo spazio dove porta avanti i propri lavori e incontra i propri clienti, ma la cosa più importante è che essendo insieme possiamo ogni giorno confrontarci, aiutarci e portare avanti lavori e progetti a nome di entrambe. Come Officine Biancospino ci proponiamo soprattutto per lavori di personal branding, per editoriali e per matrimoni (ovvio!).
Cos’è un photo booth?
È un set temporaneo che viene allestito durante eventi come feste o matrimoni, utilizzabile dagli ospiti per scattare foto istantanee o insieme a un fotografo. Viene corredato di gadget a tema per rendere il tutto più divertente e coinvolgente, alle persone piace molto ed è sicuramente l’occasione per avere foto spontanee di tutti gli invitati!
QUESTO È IL PHOTO BOOTH REALIZZATO PER LA C+B ACADEMY
La domanda che nessun laureato pentito vorrebbe sentirsi fare: a cosa ti è servita la laurea in architettura se oggi fai la fotografa?
Mi è servita a trovare la mia strada, mi ha fatto crescere molto perché è stata un’università difficile (a differenza di quanto pensano molti) e impegnativa. E poi l’architettura mi ha aiutata nella composizione fotografica, nel trovare sempre il giusto equilibrio e la pulizia formale che dopo 5 anni di studi e disegni sono entrati a far parte del mio modo di vedere il mondo!
Tornassi indietro rifaresti lo stesso percorso?
Non saprei, mi piace pensare che se avessi fatto scelte diverse forse non avrei scoperto questo mio aspetto e non avrei potuto dargli il giusto sfogo.
Per avviare un’attività professionale come fotografa serve un grosso investimento iniziale? Cosa consiglieresti a chi vorrebbe fare della sua passione per la fotografia un lavoro? (seguire un corso, comprare una macchina fotografica costosissima…)
Si inizia con poco, una macchina reflex anche entry level e anche di seconda mano va benissimo, abbinata a un qualunque corso base di fotografia se proprio non si ha voglia di studiare su internet. La cosa essenziale che non può mai mancare, né all’inizio né lungo la strada, è la voglia di fare, di provare e di ottenere. Nessun corso potrà mai insegnarlo questo!
“In genere, a portare vera innovazione non è tanto chi inventa qualcosa di nuovo, quanto chi riesce a intuirne le possibilità, a collocare il nuovo in un contesto più ampio”.
John Sculley
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