Dopo la laurea, una pausa a Londra per imparare l’inglese: l’esperienza di Chiara Fratantonio

Vorrei raccontarvi di quando ho vissuto a Londra. Ho sempre sognato di vivere a Londra per qualche mese, sarei dovuta andare in vacanza dopo la laurea ma presa dalla (inutile) ansia di non perdere tempo è rimasta archiviata tra le cose che avrei voluto / vorrei fare ma non ho fatto. Così mi piace curiosare online tra le storie di chi ha fatto esperienze all’estero ed è proprio ficcando il naso qua e là che ho conosciuto Chiara Fratantonio e il suo blog Bushey Tales. Ci siamo trovate una sera su Skype a fare quattro chiacchiere, dove oltre ad avere la conferma che abbiamo molte cose in comune, mi ha raccontato un po’ della sua esperienza all’estero ed ecco quello che è venuto fuori dalla nostra chiacchierata.

Come nasce l’idea di andare a Londra a lavorare come ragazza alla pari o au pair?
Dopo la laurea in Lettere ho seguito un progetto di e-learning. Scrivevo lezioni di letteratura italiana per alunni online. Terminato il progetto, mi sono ritrovata a casa a cercare lavoro e leggendo i vari annunci mi sono resa conto che mi sentivo bloccata di fronte alle posizioni lavorative che richiedevano un livello di inglese fluente. Non avevo molti soldi. Conoscevo un’amica che era a Londra a lavorare come ragazza alla pari. Così ho deciso di partire anch’io con l’obiettivo di imparare l’inglese. All’inizio è stata un po’ dura. Ho dovuto preparare il mio curriculum e una lettera di presentazione in inglese, per non parlare del colloqui telefonico con la famiglia che mi avrebbe ospitata: una lista di I’m sorry.


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Come erano organizzate le tue giornate?
Durante le mie giornate accompagnavo a scuola la bambina di 11 anni che guardavo e poi  la andavo a riprendere. Due o tre volte a settimana frequentavo la scuola di inglese, per prendere la certificazione Cambridge che alla fine ho ottenuto. Ogni tanto, mi toccava fare le pulizie. Ripensando a quando da studente in appartamento si faceva a gara per non pulire, è stato strano diventare improvvisamente un’esperta di pulizie, in più in una casa abbastanza grande. Questa è stata la parte un po’ più difficile. Nei momenti di sconforto, stringevo i denti pensando al mio obiettivo di migliorare l’inglese. La sera, poi, mangiavamo tutti insieme. In Inghilterra, in genere, non si usa ritrovarsi a tavola la sera, ma la famiglia che mi ospitava era di origine ebrea.

È stato difficile imparare l’inglese?
L’inglese, diversamente da quanto molti raccontano, non si impara subito. I primi mesi ho fatto fatica a impararlo, anche perché quello che impari a scuola non ha nulla a che vedere con quello che parlano in Inghilterra. Ma dopo un anno e mezzo riuscivo a parlare di qualunque argomento. E oggi, non temo più il fatidico momento in cui a un colloquio di lavoro si passa dall’italiano all’inglese.
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Quando nasce il tuo blog Bushey Tales?
Ho iniziato a scrivere della mia esperienza come ragazza alla pari perché ricercando informazioni on-line mi sono resa conto che non si trovavano facilmente molte informazioni. Durante le mie giornate, avevo molto tempo libero, passavo molte ore da sola. Così anche per occupare il tempo, ho iniziato a dedicarmi con passione alla scrittura. Da questo progetto è nata anche una guida per ragazze alla pari, con tanti consigli da seguire per chi vuole partire: http://bit.ly/1OrIgc9. Molte famiglie, in Inghilterra, si appoggiano a una ragazza alla pari, perché è più conveniente. Per chi decide di fare questa esperienza, però, è molto importante scegliere con cura la famiglia, magari affidandosi a un’agenzia, perché non tutti ti accolgono allo stesso modo. Dal blog è nata anche una collaborazione con il portale Italian Kingdom e con un’agenzia siciliana per raccogliere le offerte di lavoro all’estero.  Scrivendo per il blog, mi sono appassionata al mondo del web marketing e tornata in Italia ho deciso di proseguire su questa strada, mettendo da parte (almeno per il momento) il sogno di diventare insegnante.

Come ti mantenevi a Londra?
A Londra mi mantenevo con i soldi che guadagnavo come ragazza alla pari, circa 300/350 pounds a settimana.

Se dovessi dire una qualità, cosa hanno in più gli inglesi rispetto a noi?
Una cosa che mi ha colpito molto, è l’atteggiamento differente verso il futuro. Gli inglesi non hanno la tendenza a lamentarsi in continuazione che le cose non vanno, come succede da noi, ma sono molto più positivi nei confronti del futuro. Per loro, se vuoi fare una cosa, con il dovuto impegno puoi farcela. A volte, l’atteggiamento pessimista che si respira nel nostro Paese fa male.

Un bilancio della tua esperienza londinese?
È  stata un’esperienza straordinaria, ho trovato una seconda famiglia. Inoltre, è stata un’occasione unica per vivere una cultura diversa. In Inghilterra, inoltre, ho avuto l’opportunità di lavorare per un periodo come assistente in una scuola elementare, una bellissima esperienza per me che appena laureata sognavo di fare l’insegnante.

Com’è stato il rientro in Italia?
Il rientro in Italia è stato meno duro del previsto, perché ho trovato quello che cercavo. Milano è una città che offre grandi opportunità per quanto riguarda la vita sociale, la cultura e il settore della ristorazione che sono gli ambiti che più mi interessano. Qui, anche grazie al mio inglese, ho trovato una buona opportunità di lavoro in una grande azienda.

“L’unico modo per realizzare i propri sogni è svegliarsi”
Paul Valéry

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