Le storie e i consigli che devi conoscere prima di iniziare un nuovo anno

Quante volte vi siete chiesti: come avrà fatto a fare carriera o come è riuscito a diventare presidente di una grande azienda? Siamo abituati a conoscere i nomi di successo, a conti fatti, quando raggiungono l’apice della loro carriera restando ammirati davanti alle loro capacità e al ruolo che rivestono. Ma in fondo nemmeno Roma è stata costruita in un giorno solo e così ogni grande carriera nasconde un suo percorso, fatto di sacrifici, di insuccessi e di traguardi conquistati a piccoli passi. Navigando su internet ho trovato alcune interessanti interviste, realizzate da Daniel RothExecutive Editor presso LinkedIn – a grandi Manager e CEO con l’obiettivo di scoprire quale fosse il segreto del loro successo. Rimarrete sorpresi dalle loro storie.

La storia di Ban Ki-moon – Segretario Generale delle Nazioni Unite

“Sono cresciuto durante la guerra in Corea – racconta Ban Ki-moon – una guerra che ha distrutto il mio Paese. All’epoca, io ero soltanto un bambino povero, come tanti. Avevamo fame, ma avevamo  sete di conoscenza e voglia di scoprire il mondo. Durante le scuole superiori, ho avuto il privilegio di essere selezionato tra i rappresentanti della Corea, in visita negli Stati Uniti, un’opportunità rara e davvero unica. Eravamo un gruppo di circa cento persone, provenienti da quaranta Stati differenti”. “Il momento più significativo per me – prosegue – è stato l’incontro con John F. Kennedy alla Casa Bianca. Ricordo quando guardando verso un gruppo di noi disse: le persone non sempre vanno d’accordo. Ma voi giovani potete provare a farlo. Non esistono confini nazionali, ma la vera domanda è se è possibile tendere la mano a molte persone che versano in una situazione di necessità”.

“Per quanto riguarda il mio percorso – sottolinea – quando andavo alle scuole medie, il preside ci disse di fissare degli obiettivi ambiziosi. Ma mentre si punta a raggiungere grandi obiettivi, bisogna mantenere i piedi saldi a terra e procedere a piccoli passi. E io ho cercato di fare così, un passo alla volta. Il suo insegnamento mi ha dato una chiara idea di come procedere per raggiungere i miei obiettivi. E quando ho deciso di fare la carriera diplomatica, ho camminato verso quella direzione. Sinceramente non ho mai pensato di fare altro. Ora che sono Segretario Generale delle Nazioni Unite, mi capita di dovermi confrontare su diverse questioni e di incontrare molti dirigenti aziendali. Mi è capitato di chiedermi: se avessi scelto un altro percorso, avrei avuto lo stesso successo? Non posso saperlo, ma sono contento di lavorare per la pace e la tutela dei diritti umani nel mondo. Questo è sempre stato il mio sogno e sono contento di poter dare il mio piccolo contributo a favore della pace e dello sviluppo dei Paesi più poveri”.

Guarda l’intervista:

 

Jim Yong Kim – Presidente della Banca Mondiale:

Sulla carta, Jim Yong Kim, oggi Presidente della Banca Mondiale ha alle spalle un percorso costellato da esperienze professionali differenti. Jim Kim, infatti, ha iniziato la sua carriera come medico. Poi è stato co-fondatore della Partners in Health, ha lavorato presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è stato presidente del Dartmouth College e oggi è presidente della Banca Mondiale. Che cos’hanno in comune tutti questi lavori? “La volontà di migliorare il mondo”. A prima vista non è esattamente quello che si definisce un percorso lineare, ma forse il segreto del suo successo è proprio quello di aver scelto un percorso coerente con i suoi interessi.

“Non ho mai puntato a fare un certo tipo di lavoro – dichiara – penso che la cosa che mi ha aiutato maggiormente sia stata la capacità di unire una passione ad un’attività specifica che ti spinge ad alzarti ogni mattina. Un’altra cosa importante è data dal fatto di possedere delle competenze reali. E nel mio caso queste competenze sono la capacità di esprimermi in modo chiaro e di scrivere in maniera scorrevole, competenze che non hanno niente a che vedere con quanto si apprende sui banchi di scuola”. “Credo che – sottolinea – avere una passione e un obiettivo sia importante, ma ciò che conta davvero è il tempo che dedichiamo per acquisire professionalità nel settore e questa è un’abilità unica”.

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Carlos Ghosn – CEO presso Renault-Nissan Alliance:

L’incontro con Carlos Ghosn ci insegna come la diversità possa rappresentare un valore, un insegnamento che ha appreso dall’esperienza nel corso dei suoi tanti viaggi nel mondo. “Ho avuto l’opportunità di vivere in Paesi diversi, dove la diversità era un dato di fatto. Il Brasile, si sa, è un melting pot dove si incontrano culture differenti, diverse lingue ed etnie. Poi ho vissuto in Libano e anche qui ho dovuto imparare a dialogare con persone completamente diverse tra loro per religione ed etnia. In questi casi, quando ci si trova di fronte a mondi differenti può essere un vero e proprio disastro o la diversità può trasformarsi in un punto di forza”. Come fare a trasformare la diversità in un punto di forza per il proprio lavoro? ” In primo luogo – racconta – occorre essere molto aperti. Bisogna parlare con la gente, cercare di capire quali sono le sfide cruciali da affrontare, perché sono proprio queste che, specialmente secondo i giovani, potrebbero scoraggiarti”. “Oppure – prosegue – possono umiliarti. Ma ciò che conta è saper individuare i problemi delle persone, perché è proprio nelle difficoltà che si nascondono le opportunità. Individuate le aree critiche in cui è possibile fare la differenza, occorre seguire quella direzione. E posso dirvi che quando inizierete a fare la differenza, le cose cambieranno completamente”.

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Sir Martin Sorrell – fondatore e CEO della WPP:

Sir Martin Sorrell è uno dei grandi nomi dell’industria pubblicitaria. Il suo motto è molto semplice: fa ciò che ti piace fare. “Il consiglio di mio padre – racconta – è stato quello di creare una reputazione. Non una reputazione esterna ma una reputazione interna all’interno di un’azienda che mi potesse rendere felice. E questo è quello che ho cercato di fare. Il mio lavoro per me non è una mansione di routine. Quando mi alzo non dico: Oh gesù, sto andando in ufficio anche oggi!”.

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Kate Cole – presidente di Cinnabon:

Oggi Kate Kole è presidente di Cinnabon, ma non molto tempo fa ha iniziato la sua carriera come cameriera da Hooters. In questa intervista ci spiega quand’è il momento giusto per cambiare lavoro. “La domanda che bisognerebbe porsi quando si vuole cambiare lavoro – afferma – non è ‘Riuscirò a farlo?’ perché in fondo dovrei già sapere ciò che sono capace di fare. La vera domanda è se l’azienda presso cui devo lavorare può darmi le risorse per avere successo? E se la risposta è sì, allora, si è pronti a fare il grande passo”.

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Sallie Krawcheck – Ellevate & Past Head of Merrill Linch

Sallie Krawcheck oggi è tra i nomi più potenti di Wall Street, ma da giovane sognava di fare la giornalista. Oggi è all’apice della sua carriera, ma c’è stato un momento in cui pensava che non avrebbe più potuto lavorare. “Credo di non avere mai avuto un piano – racconta – o meglio ho avuto alcuni progetti, ma semplicemente non hanno funzionato. Avevo 29 anni, ero incinta, e all’epoca mi sentivo già vecchia: sposata, con un figlio, disoccupata. Ho pensato: questo è tutto. Sono andata al College con una borsa di studio. Ho lasciato perdere. Sono andata a scuola di business, mi sono indebitata. Pensavo che non avrei concluso niente. Poi un giorno, mentre mangiavo una pera in cucina, mi è venuta un’idea: dovrei diventare analista finanziario. Non l’avevo mai saputo prima di quel momento, ma quello è ciò che avrei dovuto fare. E pensare che non è semplice fare carriera a Wall Street, ma se si ama il lavoro che si fa, si possono correre dei rischi”.

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Michael Powell – CEO del National Cable & Telecommunications Associate:

Michael Powell ha iniziato la sua carriera come militare nell’esercito americano. Questa era la vita che aveva sempre sognato, fina quando durante un addestramento è stato colpito alla spina dorsale. Un incidente che lo ha costretto a progettare un nuovo futuro. “Le opportunità – racconta – bussano alla porta di ognuno di noi, ma la maggior parte delle persone non ha i bagagli pronti o non sente il campanello. Questo è quello che dico ai giovani. Mio padre era nell’esercito. Ho scelto di fare il militare, adoravo il mio lavoro ed era ciò che avrei voluto fare per il resto della mia vita. Il mio percorso sembrava così ovvio, perché quella era la mia passione. Poi un giorno sono andato a un’esercitazione alle sei del mattino e alle 6 di sera mi sono ritrovato in un ospedale tedesco con la carriera spezzata. Ho trascorso un anno in ospedale per cercare di riprendere a camminare. Non avevo scelta, non potevo avere il futuro che avevo sempre sognato. Cosa si fa in questi casi?  Quando la mente è aperta, si aprono strade che non avresti mai immaginato”.

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Suze Orman – Conduttrice televisiva, autrice, motivatrice:

“Non sono stata io a scoprire la mia carriera – racconta – è lei che ha scoperto me. Pensavo che avrei fatto la cameriera per tutta la vita o magari avrei potuto aprire un ristorante. Quello era il mio obiettivo. Non sono mai stata brava a scuola, al college avevo difficoltà a leggere e avevo alcuni difetti nella pronuncia. Così quando ho ricevuto 50mila dollari per aprire il mio ristorante, non sapendo cosa fare, ho affidato i miei soldi a Merrill Linch e ho deciso di aspettare. Ma ho perso tutto. Cosa fare? Da un giorno all’altro mi sono ritrovata a fare un colloquio di lavoro negli uffici di Merrill Linch, sono stata assunta e sono diventata un financial advisor. Poi le cose sono andate avanti. Non ho mai scelto di diventare il numero uno tra gli autori del New York Times o di avere la mia trasmissione. Tutto è arrivato perché sono andata avanti e quando qualcuno mi proponeva di fare qualcosa provavo a farlo”.

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