Ci sono i sogni e le aspirazioni che si formano tra i banchi di scuola. E poi c’è la realtà dopo la laurea, fatta di sogni riposti in un cassetto, di stage che nemmeno un rimborso spese, di lavori per vivere anche senza una laurea e di curriculum inviati in attesa di un’opportunità. Oggi vi presento la storia di Stefania, laureata, commessa, impiegata e blogger!
ANNO DI NASCITA: 1985
DIPLOMA: Perito aziendale e corrispondente in lingue estere
LAUREA: triennale in Letterature europee per l’editoria e la produzione culturale, magistrale in Traduzione letteraria e saggistica
PROFESSIONE: impiegata commerciale
SEGNI PARTICOLARI: due lauree, due blog, un tatuaggio e una gran pila di libri da leggere
SITO: www.laureatasvendesi.it
Laureata, commessa, impiegata, blogger. Ti va di raccontarci in breve la tua storia?
Sono uscita dall’università carica di buoni propositi e belle speranze e ho cominciato a inviare curriculum, senza ricevere risposta. Ho fatto la stagista sei mesi in una biblioteca senza essere retribuita, finché una persona che conoscevo mi ha offerto un lavoro come commessa part-time nel suo negozio e ho accettato. Nel tempo libero continuavo a inviare curriculum, facevo piccole traduzioni per agenzie e… aprivo il blog. Fino a un anno fa, quando sono stata assunta nell’ufficio commerciale di una piccola società di disbrigo pratiche a 50 km da casa.
Laureata svendesi perché?
Ho aperto il blog dopo l’ennesimo annuncio per uno stage da 40 ore settimanali retribuito, se ti andava bene, 400 euro al mese. Non è svendersi, questo?
Quali erano le tue aspettative sul futuro quando ti sei iscritta all’università? E oggi?
Avevo rinunciato a condurre l’azienda di famiglia ed ero piena di belle speranze, convinta che avrei realizzato il sogno di passare la vita circondata da libri e parole. Poi un giorno l’editor di una famosa casa editrice ci disse che, se volevamo lavorare nel mondo dell’editoria, dovevamo scordarci l’idea romantica che avevamo dei libri e imparare a vederli come quelli che ti permettevano di pagare le bollette. Se oggi sono più concreta, nelle aspettative sul lavoro e nella vita di tutti i giorni, lo devo anche a quella frase.
Qual è stata la cosa più difficile che hai dovuto affrontare durante il tuo lavoro da commessa?
Realizzare che fare la commessa mi piaceva e che, senza rendermene conto, avevo messo da parte il sogno di trovare un lavoro per il quale avessi studiato. A quel punto ho dovuto decidere se andare avanti in un settore in cui avevo già accumulato un po’ di esperienza o ripartire da zero. Per la cronaca, ho scelto di ripartire da zero.
Mai pensato di lasciare l’Italia e provare a cercare lavoro all’estero?
Non concretamente. Sì, certo, ne ho parlato con amici e colleghi, ma non ho mai pensato davvero di trasferirmi all’estero. Ho avuto paura.
Oggi sei soddisfatta del tuo lavoro?
Sì, ma nonostante il contratto a tempo indeterminato non mi vedo ancora seduta a quella scrivania tra 5 o 10 anni.
Se potessi tornare indietro nel tempo rifaresti lo stesso percorso di studi?
Bella domanda. Non lo so. Sono contenta del mio percorso di studi e delle conoscenze che ho acquisito durante gli anni dell’università, ma forse, col senno di poi, farei delle scelte più concrete, perché a poco mi serve sapere l’anno di nascita di Maupassant se poi non so come si fa una correzione di bozze, specialmente dopo un corso di laurea in Editoria. Quando facevo Traduzione, a suon di tagli hanno eliminato i laboratori con traduttori professionisti, che erano gli unici in cui traducevamo attivamente, correggevamo gli errori, ne discutevamo e imparavamo il mestiere di traduttore, che poi altro non era che il motivo per cui eravamo lì.
“Un mucchio di gente è abituata a guardare soltanto il prodotto del lavoro. Non vede mai quella fase che occorre fare per arrivare al risultato”
– Michael Jackson –
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