Quattro chiacchiere in compagnia della ragazza dello Sputnik

La ragazza dello Sputnik è il nome di un libro di Murakami, ma è anche un po’ la storia di Carla e della sua piccola impresa creativa nata sotto il sole della Sicilia. Una trama irregolare che partendo da una laurea mancata in Medicina e una conseguita a pieni voti in Beni culturali archeologici si intreccia con ago, filo e tessuti colorati, dando vita a un nuovo lavoro fatto di tanta passione e realizzazioni davvero irresistibili! 

ANNO DI NASCITA: ’83
DIPLOMA: Liceo Classico
LAUREA: Beni culturali archeologici
PROFESSIONE: artigiana
SEGNI PARTICOLARI: amante sfegatata degli animali, i miei amici mi chiamano la Licia Colò de noi altri
SITO:laragazzadellosputnik.bigcartel.com

Come ti immaginavi da grande quando hai iniziato l’università?
Quando ho finito il liceo, mi sentivo in alto mare. Mio papà è medico e da piccola ho sempre pensato che avrei seguito le sue orme, volevo iscrivermi a Medicina, ma non ho passato il test di ammissione e così mi sono iscritta a Biologia. Non faceva per me, però, allora ho iniziato a vagare tra un’università e l’altra e mi sono iscritta a Lettere. Poi un giorno, il mio liceo mi manda un invito a partecipare a un corso tecnico di archeologia subacqueo e ho pensato: dai proviamo! Ho preso il brevetto e ho scoperto una nuova passione. Da qui, la decisione di iscrivermi alla Facoltà di Beni culturali archeologici  che ho portato a termine con il massimo dei voti.

Dopo la laurea cosa hai fatto?
Ti confesso che sono arrivata alla laurea stremata. Per mantenermi, durante gli studi ho sempre dovuto lavorare. In Italia, purtroppo il panorama archeologico è molto complicato ed è in gran parte in mano ai baronati che rendono difficile inserirsi nel settore. L’unico lavoro che sono riuscita a trovare è stato come barman. Intanto, avevo perso l’entusiasmo, così ho deciso di prendermi una pausa.

Quando hai iniziato a sperimentare con ago e filo?
Durante il mio periodo di pausa ho iniziato a sperimentare, quasi per caso. Non avevo mai pensato che potesse piacermi lavorare con ago e filo, anche se ho sempre avuto una buona manualità. Leggevo spesso la rivista Casa Facile, che raccoglie a ogni uscita, tante interviste di creative ed ero rimasta incuriosita dalla storia di una ragazza che faceva decorazioni natalizie. Ho iniziato realizzando decorazioni in feltro e da lì non mi sono più fermata. All’epoca, avevo un fidanzato con un grande spirito imprenditoriale che ha subito visto un potenziale nella mia attività. Mi ha regalato una macchina da cucire, per i primi tre giorni l’ho guardata senza toccarla come se avessi in mano una bomba.

Hai fatto tutto da autodidatta o hai seguito qualche corso?
Ho fatto tutto da sola, è stato strano ma ho scoperto di essere portata per quello che faccio. Ancora oggi, quando devo fare qualcosa di nuovo, non mi capita mai di buttare delle cose per come vengono. Forse a volte sono un po’ disorganizzata, come quando non prendo le misure  di una borsa e mi chiedono di farne una uguale.

La ragazza dello Sputnik è il titolo di un libro di Murakami, come mai hai scelto questo nome per la tua attività?
Ho sempre usato questo nome sui social, così mi è venuto naturale sceglierlo. Credo ci sia una certa affinità tra la storia e il concetto di attività creativa, dove il bello è dato dal fatto di avvicinarsi a un’idea, a un progetto con la curiosità di conoscersi meglio. Inoltre, lo Sputnik è anche un satellite, infatti, il primo logo era un gomitolo con un ago, che rappresentavano l’idea di un pianeta con il suo asse.

Oggi sei super conosciuta in rete, come ti sei fatta conoscere nel tempo? Hai partecipato a mercatini?
Ho fatto un solo mercatino, perché da quando ho iniziato a cucire ho sempre lavorato e non è semplice essendo da sola riuscire a organizzarsi con la produzione. Anche se ora, ho in programma di partecipare alla fiera di Bologna. I social, invece, sono stati fondamentali. Ho iniziato con Facebook poi con Instagram e ho scoperto che ha davvero un potenziale immenso per chi fa il mio lavoro.

Dopo quanto tempo hai capito che poteva diventare un vero lavoro?
Subito è iniziato come un hobby, sono sempre stata una persona molto paurosa e non avrei mai pensato che sarebbe andata così. Però il progetto è partito subito bene ed è proseguito dal 2012 a oggi, senza battute d’arresto. Le uniche pause che mi sono presa sono state legate ad alcuni episodi della mia vita privata.

Come vivi il rapporto con la concorrenza?
All’inizio lo vivevo malissimo, specialmente quando vedevo che alcune persone si appropriavano delle mie idee. Non riuscivo a capire come potessero fare una cosa del genere, anche perché io cerco sempre di essere delicata e gentile con tutti. Con il tempo ho capito che è una battaglia contro i mulini a vento e ho cercato di raddrizzare un po’ il tiro. Per esempio, ho iniziato a proporre delle linee solo mie con disegni realizzati da una grafica e poi stampati su stoffa. A parte questo, guardo il mio. Credo che se inizi un’attività prendendo le idee degli altri, il tuo progetto avrà vita breve.

Che cosa consigli a una persona che sta iniziando a lavorare come artigiana: spaziare su più prodotti o concentrarsi su pochi?
Io credo che ognuno debba farsi una propria autoanalisi e capire cosa vuole fare. Io ad esempio cucio e non  mi metterei mai a fare altro. Preferisco fare poco ma bene. Inizialmente spaziavo molto e svolgevo anche lavori di sartoria, nel tempo ho puntato a diminuire la produzione e a specializzarmi sempre di più.

Tornassi indietro rifaresti le stesse scelte o preferiresti dedicarti alla moda fin da subito?
Rifarei tutto allo stesso modo, perché se ripenso agli anni dell’università ci ho messo così tanta passione che mi brillano ancora gli occhi. E poi non penso di essere in ritardo, sono sempre in tempo a frequentare nuovi corsi.

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