Ho sempre sognato di vivere a Londra. In realtà avevo anche pianificato di farlo per un mese dopo la laurea, ma presa dall’ansia di “non bisogna perdere tempo” è rimasto nel cassetto delle cose che vorrei fare. Lei, invece, l’ha fatto per davvero. Oggi, vi presento la storia di Serena de Filippis che ha deciso di lasciare la carriera da avvocato a Roma per trasferirsi a Londra e provare a dedicarsi a quello che le piace di più: fare dolci. Pensate sia una cosa da pazzi? Forse, ma a quanto pare un po’ di pazzia aiuta a trovare la propria strada! 🙂
ANNO DI NASCITA: 1986
DIPLOMA: liceo classico
LAUREA: Giurisprudenza
PROFESSIONE: futura pasticciera
SEGNI PARTICOLARI: ex avvocato
SITO: https://www.facebook.com/dolceitalianpatisserie/?pnref=story
Partiamo dall’inizio, perché hai scelto Giurisprudenza?
Se avessi dovuto scegliere in base ai miei interessi, avrei fatto l’Accademia di Belle Arti, ma per i miei genitori (entrambi medici) era una scelta inaccettabile. Così ho deciso di fare Giurisprudenza, mi sono laureata e ho continuato imperterrita con il praticantato per diventare avvocato.
Come è stato l’impatto con il mondo del lavoro?
Giurisprudenza è una facoltà che non ti prepara al lavoro, dopo gli studi possiamo dire che si apre un baratro. Ho iniziato a fare pratica in diritto civile, ma è stato un disastro. Non mi piaceva, così ho deciso di specializzarmi in diritto penale e ho cercato un altro Studio legale. La persona che avrebbe dovuto seguirmi non mi ha insegnato nulla, tutto quello che ho imparato lo devo a una giovane avvocatessa che mi ha insegnato un po’ il lavoro. Anche dopo aver preso il titolo da avvocato è stata dura. Ricordo ancora l’ansia della prima udienza, con il tempo la paura è passata. Ma il settore che avevo scelto è molto maschilista.
Quando hai deciso di trasferirti a Londra?
Era un periodo no. Lavoravo tanto con uno stipendio umiliante, mi sentivo senza prospettive e senza possibilità di avanzamento di carriera. Ho provato a cercare lavoro in un altro ufficio legale. Ho provato a chiedere un aumento di stipendio ma mi è stato detto di no. E dal punto di vista sentimentale non andava meglio: mi ero lasciata dopo una storia di 5 anni. Poi ho conosciuto il mio attuale fidanzato, che vive a Londra, così ho pensato di trasferirmi lì. Ho iniziato cercando un lavoro attinente al mio titolo di studio, ma non ho trovato niente. Avrei avuto anche la possibilità di continuare a lavorare come avvocato, ma avrei dovuto rifare alcuni esami e il praticantato in Inghilterra. Visto che in ogni caso avrei dovuto ricominciare, ho deciso di ripartire da quello che mi piace: fare dolci.
Da cosa hai iniziato?
Ho iniziato facendo qualche ricerca e ho trovato l’Accademia “Le Cordon Bleu”, una scuola di alto livello. Sono andata all’open day, ho fatto qualche ricerca sulle persone che l’hanno frequentata e ho trovato lavoro come apprendista nella cioccolateria di una ragazza che aveva fatto l’accademia. Così dopo poco ho iniziato a lavorare da lei. Mi divertivo ad andare al lavoro, inoltre potevo davvero apprendere un mestiere. La mia responsabile è sempre stata disponibile e mi ha coinvolto totalmente nel suo lavoro. Ho imparato a temperare il cioccolato e ad abbinare i gusti più disparati, come quando abbiamo preparato un nuovo cioccolatino ispirato al cocktail Bloody Mary. Subito, è stato un po’ come essere nel film “Chocolat“. Una bellissima esperienza che mi ha permesso anche di imparare come si gestisce un piccolo business.
Dove nasce la tua passione per la cucina?
Da buona napoletana ho sempre avuto una passione per i dolci, la cucina e il buon cibo. Sono cresciuta in una famiglia dove si cucina, papà è lo chef di casa. Prima di pensare che potesse diventare un lavoro, ho sempre cucinato per gli amici e coltivato il mio interesse verso la cucina come hobby seguendo diversi corsi.
E poi?
Ho lavorato da lei fino a febbraio, quando ha deciso di trasferirsi a Brighton. Nel frattempo mi sono iscritta alla scuola che ho iniziato da poco! Ho contattato due pasticcerie in cui avrei voluto lavorare. Mi hanno risposto entrambe, ho fatto il colloquio. Uno è durato due ore, ho dovuto parlare in francese e rispondere a diverse domande sul mio percorso e sulla mia motivazione. E alla fine sono stata presa!
Roma vs Londra come cambia il mondo del lavoro tra l’Italia e l’Inghilterra?
Non so se è stata solo fortuna, ma quello che posso dire è che da quando sono a Londra, quello che volevo fare l’ho fatto. Non mi aspettavo tutto questo. Sono sicura che in Italia non sarebbe mai stato possibile senza conoscenze.
Com’è vivere a Londra?
Ci sono pro e contro, come in ogni città. La cosa positiva è la grande disponibilità delle persone. Tra gli aspetti negativi, invece, c’è sicuramente il tempo, che è molto diverso da quello di Roma. Dal punto di vista umano gli inglesi sono molto ligi alle regole e questo li porta però a essere poco elastici. Sono molto formali, ma poco diretti. E poi ci sono gli amici che ho lasciato in Italia, il piacere di riunirsi in piazza che qui non c’è, per andare in un locale a Londra si va in TAXI.
Come l’hanno presa i tuoi genitori?
I miei genitori non sono contenti, ma accettano la mia decisione tacitamente diciamo. Anche se fino a qualche tempo fa mi chiamavano per informarmi dei concorsi.
Oltre alle soddisfazioni personali sono arrivate anche quelle economiche?
Devo dire che ho maggiori soddisfazioni economiche adesso. Ho lavorato per anni senza essere pagata.
Domanda da un milione di dollari: se ritornassi indietro rifaresti lo stesso percorso?
Diciamo che a 18 anni è difficile sapere veramente cosa si vuole. Oggi lo so. Non mi pento di aver studiato Giurisprudenza, gli anni di studio mi hanno formato il carattere. Ho sempre avuto una vena artistica, con il senno di poi se seguissi il mio istinto oggi avrei sicuramente risparmiato tempo, fatica e soldi.
“Fare un salto nel vuoto è difficile. Facevo l’avvocato. Non c’era niente di male a essere un avvocato, ma ho sempre saputo che c’era un altro me, un Artista Me, in agguato dentro. Poi un giorno ho deciso di lasciare libero l’artista, e non ho mai guardato indietro.”
– Nathan Sawaya –
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