Mollo tutto e faccio il giro del mondo: la nuova scommessa di Nina e Giuse

Nascere, crescere, studiare, trovare un lavoro, comprare una macchina, una casa, fare figli ecc… ecc… ecc… Questo è il prototipo di una vita normale, fatta di alti e bassi, che la maggior parte di noi percorre più o meno soddisfatto, senza uscire troppo dagli schemi con cui siamo cresciuti. Ma è davvero l’unica vita possibile? Tranquilli non intendo aprire un caso sui misteri del mondo! Non conosco la risposta, ma sono rimasta molto colpita dalla storia di Nina e Giuse, una coppia di opposti, che dopo anni di lavoro ha deciso di lasciarsi tutto (o quasi) alle spalle per fare il giro del mondo uscendo dal circolo vizioso del vivo per lavorare. Non credo che avrei mai il coraggio di fare una cosa simile, ma sono curiosa di sapere come andrà il loro viaggio. La data del primo volo è il 30 marzo e questo è il racconto della Nina, a poche settimane dalla partenza!

NOME: LA NINA
ANNO DI NASCITA: 1982
DIPLOMA: Liceo Classico “Niccolò Machiavelli”, Pioltello (MI)
LAUREA: Comunicazione Interculturale con indirizzo orientalistico, Università degli Studi di Torino
PROFESSIONE: Marketing e Asset Manager (fino a dicembre)
SEGNI PARTICOLARI: non dice mai di no, soprattutto se si tratta di gatti, cioccolata con le noccioline ed esperienze di vita. Fidanzata con l’esatto opposto di se stessa, Giuse, classe 1972, con il quale molla tutto e parte per il mondo.
SITO: www.leavingtheoldway.com

Scoprendo la vostra storia, la prima cosa che ho pensato è stata: allora esistono altre forme di vita possibili, oltre al classico: lavoro, compro una macchina, una casa, faccio figli ecc… Come si fa?
Non ne abbiamo la più pallida idea! Se lo sapessimo, di certo non staremmo “lasciando la vecchia strada”, ma anzi ce la terremmo ben stretta. Diciamo che per ora siamo assolutamente convinti che esistano altre vite possibili e, come degli improvvisati “Piero Angela”, andiamo alla loro scoperta! Questo viaggio intorno al mondo ha per noi un po’ la funzione di laboratorio di ricerca: vogliamo vedere cosa c’è al di fuori del nostro mondo, testare lui e noi stessi, conoscere popoli e persone che abbiano voglia di raccontarsi e partecipare al nostro laboratorio.
Lo scopo è provare a vedere se, rimescolando un po’ le carte, riusciamo a costruirci una vita migliore, che esca dal circolo vizioso del lavorare per pagarsi una vita funzionale al lavoro.

Il 30 marzo si avvicina: siete pronti per la partenza? Cosa vi aspettate da questo viaggio?
L’unica cosa che ci aspettiamo è che sia una grande esperienza, questa è l’unica cosa di cui siamo certi: non potrà che essere così, a prescindere dal suo esito. Quello che potrà accadere non lo sappiamo e non vogliamo saperlo: potrebbe essere l’inizio di un’emigrazione dall’Italia, o una breve esperienza di vita all’estero, oppure un lungo viaggio dopo il quale rientrare in patria a fare altro. In ogni caso non saremo più gli stessi che sono partiti, avremo abbandonato le nostre vecchie abitudini e concezioni, e saremo pronti per “la nuova strada”, qualsiasi essa sia.

Come mai avete scelto come prima tappa il Sudamerica? Qual è la vostra tabella di marcia?
L’idea iniziale era molto diversa: partire a settembre iniziando dalla Cina, e completare tutto d’un fiato il giro del mondo. Questo però avrebbe significato dover aspettare otto mesi in Italia, facendo poco o niente e soprattutto sprecando soldi utili al viaggio. Abbiamo così deciso di separare il viaggio in due tranche. La prima fase sarà quella dell’Occidente, e quindi Sudamerica e Stati Uniti: partiremo a fine marzo e rientreremo ai primi di luglio per un breve pit stop. Dopodiché riprenderemo fra agosto e settembre diretti verso l’Oriente: partiremo dalla Cina e poi tutto quello che ci verrà in mente di vedere senza biglietto di ritorno. Tutto ruota intorno al fatto che abbiamo due gatti, che saranno gentilmente ospitati dai miei genitori. Mollare tutto non significa, almeno per noi, venire meno alle responsabilità nei loro confronti: e così quest’estate rientreremo per passare un po’ di tempo con loro, e consentire ai miei genitori di andare in vacanza senza doversi preoccupare della gestione dei due pelosi. In più avremo alcune pratiche burocratiche da fare: mollare tutto sembra semplice, ma in Italia è burocratico anche questo!
Certo, rinunciare all’ideale del giro del mondo in un’unica soluzione ci ha procurato un po’ di dispiacere, inizialmente. Ma cosa importa? Non è quello lo scopo del viaggio, in fondo.
Ironia della sorte, abbiamo scoperto che così facendo andremo a spendere molto meno in biglietti aerei: tutto merito, quindi, dei gatti e della burocrazia italiana!

Cosa vi lasciate alle spalle? 
Direi essenzialmente la mancanza di uno scopo finale. Ad un certo punto ci siamo resi conto che la nostra vita era diventata un investire sempre più ore dietro al nostro lavoro per sperare di guadagnare sempre più soldi per poter avere una vita serena che però non avevamo tempo di vivere. Fino ad accorgerci, un giorno, che in realtà tutti questi soldi non solo non c’erano, ma qualora ci fossero stati non ci avrebbero resi più sereni. E allora perché non provare a vivere in maniera diversa, dando la giusta priorità a tutte le cose, lavoro compreso?

Come siete arrivati a prendere la decisione di lasciare tutto?
Nel mio caso la presa di coscienza ha avuto un’ora e un giorno precisi: lunedì 9 giugno 2014, poco dopo le 7:30 di mattina. Dopo tre giorni di grandi festeggiamenti per l’anniversario del mio ultimo progetto lavorativo (festa della quale fui l’unica a non riuscire a vedere aspetti positivi), mi svegliai quella mattina domandandomi se per caso ci fosse qualche capacità innata, qualche dote ancora nascosta in me di cui potessi essere all’oscuro: come facevo ad essere convinta di non saper suonare il violino, dato che non ne avevo mai preso in mano uno?
La sera stessa ne parlai con Giuse, il quale mi confidò di essere stanco anche lui di questa sua vita a partita IVA come rivenditore di prodotti espositivi, ormai diventata una lotta contro i mancati pagamenti. Nel giro di un mese avevamo programmato tutte le tempistiche per lasciare casa e lavoro e vendere tutto il vendibile.

Come hanno preso questa vostra decisione amici e parenti?
Questa è stata una delle cose più sorprendenti. I parenti pensavamo sarebbero stati quelli più restii a comprendere mentre invece, fatto salvo qualche domanda di rito sulla nostra situazione economica e di salute, non solo hanno compreso e accettato, ma continuano a supportarci con entusiasmo.
In linea di massima siamo stati sostenuti da tutti i nostri amici, ma sappiamo bene che non tutti hanno compreso (o voluto comprendere) davvero le ragioni della nostra scelta.
Quando ti metti ad andare, da solo, in contromano, mentre tutti vanno in direzione opposta, dopo un po’ generi un po’ di scompiglio: tutti gli altri iniziano a domandarsi se per caso siano loro stessi, in realtà, ad andare in contromano! ☺ Abbiamo però scoperto che, pur senza volerlo, la nostra decisione ha portato tanti amici e conoscenti a farsi un esame delle proprie vite, quasi ad accertarsi che la loro “vecchia strada” fosse più solida della nostra, che avevamo appena mollato.

Cosa vi spaventa di più di questa nuova avventura che vi attende?
Forse potrà sembrare folle o sprovveduto, ma non abbiamo paure per quello che sarà, perché per noi non è un salto nel vuoto. Vuoto era quello che stavamo vivendo prima, la nostra “old way”: quella sì, che a guardarla oggi, ci fa paura. Il futuro, qualunque cosa possa essere, sicuramente sarà qualcosa di pieno che porterà del cambiamento in ciascuno di noi.

Qual è la vostra filosofia di vita?
Bella domanda! Siamo due persone completamente differenti. Giuse è pignolo, razionale, tendente al pessimismo e con pochissima pazienza. Io, Nina, sono il caos, la fantasia e l’ottimismo fatti persona. Non abbiamo una filosofia di vita comune, ma entrambi non abbiamo intenzione di vivere con dei rimpianti. Forse (ma non lo sapremo mai), fossimo stati entrambi da soli non avremmo mai osato avventurarci nel mondo, e il fatto di aver raggiunto questa decisione insieme ma su strade diverse ci ha convinto che fosse il momento buono.
Vogliamo provarci, per evitare di doverci svegliare una mattina e accorgerci troppo tardi di aver vissuto la vita di qualcun altro.

Come immaginavate la vostra vita 10 anni fa e oggi come sognate che sia la tra 20 anni?
Ho una memoria pessima, per cui non ricordo chi e cosa potessi essere 10 anni fa. Sicuramente ero ugualmente confusa sul mio futuro: convivevo da cinque anni, mancava un anno alla mia laurea, facevo lavori occasionali per pagare studi e affitto, coltivavo il mio amore per l’Oriente, ma ancora non avevo deciso cosa fare da grande. Di sicuro mi immaginavo per sempre accanto al mio fidanzato dell’epoca, e con un lavoro che potesse avere qualche attinenza con i miei studi sulla cultura indiana. Giuse all’epoca era sposato, per cui le sue scelte di vita le aveva già fatte anni prima: un matrimonio, un lavoro indipendente mediamente remunerativo, una vita tranquilla.

La nostra vita fra vent’anni? Non la sogniamo, perché altrimenti ricadremmo nello stesso errore di concentrarci sul futuro dimenticandoci un presente.
Sogniamo un presente che non ci scappi via fra le dita, che possa dirsi degno di essere vissuto, raccontato e condiviso. E soprattutto, un presente che sia a nostra immagine e somiglianza, anziché un futuro al quale dovremmo essere noi ad adattarci.

E voi sareste disposti a lasciarvi tutto alle spalle per partire alla scoperta del mondo? Aspetto di sapere la vostra!

Se ti è piaciuto il mio blog, non perdiamoci di vista!

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