Una vita da avvocato? Tutta colpa dei film o quasi

Idealisti incalliti o avidi professionisti in carriera, in ogni caso, disposti a tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo. Sono gli avvocati dei film e delle serie televisive, che da Ally McBeal, passando per Erin Brockovich, fino ad arrivare all’ultimissimo “The Judge” ci hanno fatto sognare, anche solo per un attimo, come sarebbe la vita nei panni di un avvocato. E a prima vista, direi che non si sta per niente male! Fasciati in un elegantissimo tubino o impettiti da un completo, capace di rendere affascinante anche i più insospettabili. Per alcuni, poi, questo pensiero si sviluppa e alla fine delle superiori si traduce in una scelta, il più delle volte basata su congetture e supposizioni considerato che solo in poche scuole dell’obbligo si studia diritto.

Ma la vita non è un film. E così, i primi a cadere gettano la spugna sull’altare del diritto romano e del diritto privato, andando ad alimentare le leggende più disparate su quanti tentativi occorra fare prima di riuscire a superare lo scoglio dei due esami. Altri varcano il traguardo della laurea, per entrare con il proprio vestito migliore a fare pratica in uno studio legale. Il debutto in tribunale tra cancellerie, marche da bollo e fotocopiatrici. L’entusiasmo di un nuovo inizio inizia a vacillare di fronte alla consapevolezza che non sarà un bel vestito a trasformarti in una Ally McBeal, che dietro alle entusiasmanti arringhe televisive si nascondono pagine e pagine di fascicoli, cumuli di articoli, leggi e sentenze, intere giornate rannicchiato tra polverosi manuali e banche dati elettroniche.

In attesa di mettersi alla prova con il fatidico esame di stato, iniziano a profilarsi due futuri possibili, ben raffigurati nel film The Judge he mostra lo spartiacque tra due categorie: l’avvocato ricco e affermato, interpretato da Robert Downey Jr, e quello che insomma ce la mette tutta ma proprio non è tagliato per la professione, interpretato da Dax Shepard.

 

Ecco, la mia storia è andata più o meno così. Sia chiaro, non ho scelto Giurisprudenza guardando Ally MacBeal, ma ( già che mi sono pentita ) confesso di aver idealizzato la professione, subendo il fascino della donna in carriera. Dopo la laurea, un anno di praticantato in uno studio legale è stato sufficiente per farmi capire che quella non era la strada giusta per me. Come avrete capito, non avrei fatto parte della prima categoria di avvocati. In poche parole, in un mercato di squali, ero destinata a soccombere. E così sono diventata giornalista pubblicista e oggi lavoro in un’agenzia come Social Media Manager e Content editor. Il mio futuro resta precario, ma almeno mi concedo il lusso di fare un lavoro che mi appassiona.

Oggi ho capito che avrei dovuto seguire da subito le mie passioni, lasciando da parte i calcoli su quello che poteva essere il mio futuro. Ripensandoci, non sono mai stata brava a fare i conti! Anche se molti suggeriscono di progettare la propria carriera seguendo il mercato, io preferisco i consigli di Rando Kim, che nel suo libro “Dipende da te – come fare le scelte giuste e costruirti una vita felice” , ci mette in guardia:

“Puoi fare le scelte più logiche, ma il loro risultato non sempre si traduce nel risultato più logico. Alla fine quel che fa la differenza è la forza della passione. (…) Voglio solo sottolineare il senso di vuoto che proverai alla fine di un corso di studi scelto non per passione, bensì unicamente perché promette prestigio sociale, un reddito stabile e considerevole. A guidare le tue scelte nella vita dovrebbero essere i tuoi sogni, le tue passioni, l’avvenire. La parola “passione” deriva dal latino medievale passio, ossia dolore. Infatti è proprio così: la passione è sofferenza. Quando metti in gioco il dolce frutto che ti tenta nell’immediato per seguire il tuo sogno, comincia il dolore”.

Se ti è piaciuto il mio blog, non perdiamoci di vista!

Ti aspetto su:

fbtwinst

 

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3 pensieri su “Una vita da avvocato? Tutta colpa dei film o quasi

  1. Ciao! Sono Valentina e sono capitata per caso su questo blog, proprio mentre cercavo risposte alla mia costante indecisione sul mio futuro. Come lo sei stata tu, sono una laureanda in Giurisprudenza; ho cominciato il mio percorso di studi certa di non pentirmene mai, ho affrontato tutti gli esami – non senza difficoltà – riuscendo a terminarli nei tempi stabiliti, perchè la mia voglia di andare a lavorare e una situazione familiare non proprio facile non potevano tenermi ancora troppo nel limbo universitario. Da qualche tempo è tornata a bussare alla porta la mia passione per il giornalismo, già in passato ho lavorato come speaker per una radio locale, ma non ero pienamente soddisfatta di me, forse è anche per quello che avevo lasciato la mia passione in un cassetto. Se da un lato ho studiato con impegno il diritto in tutte le salse, dall’altro ho continuato ad appassionarmi alle mie riviste di moda preferite… Moda e diritto non so quanto possano andare d’accordo. Ma se per questo i miei temi al liceo parlavano spesso di politica e son sempre stati apprezzati. Insomma, sono una ragazza dagli interessi eterogenei e discordanti. Da poco ho ripreso a scrivere per un giornale di moda online, che mi permette di conciliare il mio naturale interesse per la scrittura con la stesura della tesi. In autunno mi toccherà la fatidica scelta di proseguire la carriera in uno studio legale, che se da un lato mi stimola a laurearmi presto, dall’altro mi mette qualche dubbio su quale sia davvero la strada migliore per me. Su una cosa sono certa: il mio lavoro dovrà far risaltare le mie capacità, perchè la mediocrità in tal senso mi spaventa. A volte penso che se avessi sempre seguito la strada del giornalismo, ad oggi, avrei fatto passi da gigante… C’è poco da fare, io in fondo ci ho sempre creduto, ma perchè non ho dato retta a me stessa? Se leggerai, Grazie per questo spazio di sfogo.

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    • Ciao Valentina! Grazie per avermi scritto. Eh… ti capisco, credo che sia il dilemma di ogni laureato pentito, sentire il tempo che scorre e avere la sensazione di non riuscire a riportarsi allo stesso livello di chi fin da subito ha percorso la strada giusta. Un po’ di divario per alcuni anni ci sarà sempre e con questo io per prima ho imparato a convivere. A volte mi chiedono: come mai hai chiamato il tuo blog il laureato pentito? Devi essere fiera del tuo percorso. Infatti lo sono, ma sicuramente so che se avessi avuto da subito chiaro il mio obiettivo, oggi probabilmente, avrei raggiunto altri traguardi che ancora inseguo con fatica. Il consiglio che ti posso dare è di non abbandonare la tua passione, magari portando avanti i due percorsi in parallelo fino a quando non ti sentirai quasi sollevata ad abbandonare totalmente un percorso e dedicarti interamente a quello che più ti appassiona. Uno degli insegnamenti più grandi che ho imparato (lo ripeto sempre) è che quello che ti piace fare è quello che sai fare meglio, come dice Filomena Pucci. In bocca al lupo per tutto e fammi sapere come prosegue il tuo percorso!

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      • Non potevi averlo chiaro prima il tuo percorso, hai questa chiarezza adesso perché hai fatto quel percorso lì. Davvero a quasi 40 anni ho capito che proprio facendo i percorsi che abbiamo fatto arriviamo a quelle consapevolezze che ci fanno dire “se l’avessi fatto prima”. Non era possibile prima, non avevi quelle consapevolezze che hai adesso!

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