Ci sono persone che “truccano” il curriculum e poi ci sono i datori di lavoro che non mantengono le promesse. Quante volte vi è capitato di sentirvi dire “le faremo sapere“, per poi non farvi sapere? Devo ammettere che a me è già capitato e un paio di volte mi sono convertita a sostenitrice incallita delle algide mail standard, quelle pre-compilate che si inviano in massa a chi non passa una selezione.In fondo cosa costa mandare una mail? Tutto pur di mettere fine a un’attesa sfibrante. Anche perché quando ti dicono espressamente: “Le faremo avere una risposta sia in caso di esito positivo sia in caso di esito negativo”, uno ci spera fino all’ultimo, sostenuto da un insolito ottimismo dei genitori che in tante altre circostanze (almeno nel mio caso) manifesterebbero un pensiero tendenzialmente catastrofico.
Passano i giorni e la speranza resta aggrappata di fronte allo schermo nero del telefonino, in attesa che arrivi la chiamata o anche solo una mail. Invece niente. Anche le speranze dei genitori iniziano a vacillare, ma resta l’infinito universo degli imprevisti. Probabilmente non ti hanno ancora detto niente perché sono stati molto impegnati o c’è stato qualche contrattempo che ha bruscamente frenato quella fretta di assumere una persona il prima possibile, che tanto avevano sottolineato durante il colloquio.
Il vuoto assordante o il falso allarme della chiamata di un numero sconosciuto, che poi altro non era che il commerciale di una qualche compagnia telefonica. Infine la decisione di darsi una risposta da soli. Ho sperato invano per un mese, ho controllato la spam più volte al giorno, poi un giorno ci ho messo una pietra sopra. Alla fine ho capito che sono cose che si dicono, un po’ come quando dopo qualche appuntamento ci si accorge che quella scintilla proprio non è scattata, ma ammetterlo è sempre dura e così ci si rifugia in un traballante: “Sì dai… ci sentiamo”. Ma in fondo si sa che quella chiamata non arriverà.
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